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Abajo

Le diverse soluzioni di Scorza

Giuseppe Bellini





Splendida confusione, tra reale e fantastico, esaltante storia d'amore e di guerriglia. Prendendo le mosse dall'esposizione di un possibile romanzo a un distratto e scettico editore parigino, convinto che ormai la realtà politica e la lotta per un radicale cambiamento in America latina abbiano fatto il loro tempo e più non interessino il lettore, Manuel Scorza contruisce questo nuovo romanzo, il testo più recente e complesso dello scrittore peruviano creatore della singolare epopea di Garabombo.

Nell'attraente mondo di una Parigi di efebi, di gente elegante e di belle donne, di personaggi in vista nel mondo della politica, della moda e dell'arte, di non meno vistose, anche se non eleganti, masse di turisti giapponesi e americani, che sfilano per il ristorante «La Coupole», Scorza racconta la singolare avventura di un guerrigliero peruviano che rinuncia alla rivoluzione per amore di una donna straordinaria, amante di sempre nuove promesse. Una seconda vicenda si svolge parallela, ma su uno sfondo che, in realtà, costituisce tutta la contestura del libro: quella di un altro guerrigliero che, convinto invece dell'efficacia della rivoluzione, sfugge all'amore per la missione e muore sotto la tortura, nella vana lotta per liberare il Perù.

Entrambi i protagonisti sembrano giungere, sul finire della loro avventura, alla conclusione unica: di aver sbagliato nella loro scelta. Nicolás, il guerrigliero catturato dalle forze dell'esercito peruviano, finisce per convincersi che «l'atto definitivamente sovversivo è vivere, la vera rivoluzione è la felicità»; Santiago, il rinunciatario, di non aver scelto nulla di positivo, scegliendo l'amore. Di qui il suo suicidio nella Senna, o, nella prospettata possibilità di un altro finale alla vicenda, la rinuncia al suicidio, perché «ha capito che recarsi a lottare per il suo paese e morire per questa causa era meglio che morire per una donna che lo aveva tradito».

L'occasionale reincontro con la donna amata è affermazione della scelta, da parte del ravveduto guerrigliero, redenzione finale nel rifiuto di riprendere un'identità definitivamente ripudiata. Ed è qui l'identificazione dello scrittore con l'espositore ex guerrigliero. In questo romanzo Manuel Scorza ha steso un nuovo, appassionato atto di denuncia contro i mali del suo paese e dell'America latina, vivendolo dal punto di vista rivoluzionario. Con tutti i pericoli che per un'opera narrativa presenta la denuncia, fortemente idelogizzata, e di cui egli stesso è trasparentemente cosciente, se fa dire a un personaggio, peraltro odioso, il consigliere editoriale, la frase di Sthendal: «Parlare di politica in un libro è come sparare una pistolettata in mezzo a un concerto». La risposta la dà lui stesso: «Non ci sono libri rivoluzionari o conservatori: ci sono libri eccellenti e libri mediocri». Tra questi ultimi, è chiaro, Manuel Scorza non pone il suo romanzo. Il lettore può tranquillamente dargli ragione, anche se non mancano pesantezze, proprio là dove l'ideologia diviene trasparente propaganda. Perché Scorza a questo non sfugge sempre, come non sfugge alla sua idolatria per il castrismo, al viscerale odio per gli Stati Uniti, elementi pesanti, anche se all'origine hanno una giustificazione.

Ad ogni modo, ne La danza immobile lo scrittore peruviano ha trovato, e agilmente, una nuova via alla sua narrativa, che toglie dal consueto realismo magico, senza ripudiare né la magia né la realtà. Egli fonde, infatti, il romanzo protestatario americano, e tutta la sua carica suggestiva di sentimenti umani, con una storia d'amore, di erotiche accentuazioni, sullo sfondo di una sempre attraente, e per molti lati esotica, Parigi, perfettamente conosciuta. La magia viene proprio dalle descrizioni di questo ambiente, a partire dal favoloso ristorante «La Coupole», dove si dà convegno una variopinta fauna umana, fino alla magia delle strade, dei luoghi consacrati nella memoria di ogni visitatore, alle riuscite descrizioni di paesaggio, interpretazioni d'arte soprattutto di pittura. E qui dove fantasia e realtà più si fondono e vicendevolmente si esaltano. Ma il magico sta anche nelle sterminate foreste e nei fiumi peruviani tra i quali si svolge avventura e morte del guerrigliero fedele agli ideali. Contrasto tra un mondo di crude realtà a un'Europa raffinata, decadente, che può sfuggire all'impegno e cedere all'amore, alla bellezza dell'arte, della pittura e della muscica, alla debolezza della droga e dell'orgia. Ma un'Europa morta, dove «ogni futuro è passato»: lo afferma la donna per la quale Santiago ha lasciato la rivoluzione. E se «l'unico avvenire degli uomini è la rivoluzione, l'avvenire pulsa nel Terzo Mondo, in America Latina». È questa la convinzione di Scorza, il mesaggio del suo libro, dove l'apparente confusione della trama è voluta complicazione di atteggiamenti e di eventi, tutti finalizzati a celebrare la necessità di cambiare il mondo con la rivoluzione.

Il lettore attraversa la complicata vicenda con crescente interesse. Nulla ha traslasciato Scorza per scuoterlo dal torpore di una lettura rutinaria. Lo ha richiamato anche con implicazione di personaggi viventi, della politica, della vita mondana, della cultura, della letteratura, del cine, della moda. Ha introdotto persino se stesso, con nome e cognome; ha richiamato versi di Quevedo, ripresi da Neruda, ha alluso a Vallejo; ha discusso di Kafka, di Dostoevskij, di Proust, di Sofocle, di Lenin e di Trotzki; si è dimostrato intenditore raffinato, non solo di musica e di pittura, ma di vini francesi, di piatti elaborati, di tutto, insomma, ciò che può attirare senza distrarre, accentuando invece il clima favoloso del suo osservatorio, Parigi. È, certo, il frutto degli anni ultimamente trascorsi dallo scrittore nella capitale francese, dai quali ha tratto evidente profitto, con singolare facoltà di osservazione e non comune intelligenza. Con tutti questi elementi Scorza perviene, nella sua narrativa, e includiamo l'erotismo sublimato in delirio e poesia, a un modo nuovo di narrare, a una struttura inedita di romanzo aperto a diverse soluzioni.

MANUEL SCORZA.- La danza immobile.- Trad. di A. Morino, Milano, Feltrinelli, pp. 220.





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